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Agricoper: innovare non basta, serve distintività

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Giu

“Nasciamo come fornitori della Gdo, ed è stata una palestra fondamentale perché ci ha consentito di crescere in competenze. Oggi però vendiamo soprattutto all’estero; l’Italia è stata “atterrata” da una doppia, pesante, recessione che rende molto rischioso avvicinarsi al mercato nazionale se non lo si conosce a fondo”. Ha esordito così Giuseppe Liturri dell’azienda Agricoper di Noicattaro (Bari), in occasione del tavolo tematico sulla frutta fresca di cui è stato tra i protagonisti, giovedì scorso a Firenze, in occasione dell’evento “Think Fresh-I consumi in testa”. Un intervento, il suo incentrato sull’uva da tavola, che ha fornito utili spunti di riflessione su filiera e settore.

“Oggi – la ricetta di Liturri – serve grande professionalità perché bisogna controllare la filiera, a partire dalla materia prima che si offre ai clienti da luglio a settembre; ciò significa, a livello produttivo, impostare disciplinari, seguire in maniera oculata le aziende produttive, meglio se gestite direttamente. Il tutto con l’obiettivo di creare nuove occasioni di consumo”. Occasioni che si creano anche innovando il packaging: vaschette e bicchieri da 250 grammi ad esempio, ha sottolineato il manager di Agricoper, stanno regalando buoni risultati, ma deve essere giocoforza un processo “controllato” perché il prezzo di vendita è più alto.

“Qualità e innovazione sono concetti accademici, vanno declinati – ha aggiunto Liturri – e noi abbiamo deciso di puntare su un ventaglio di cultivar apirene che si contraddistinguessero per sapore. Abbiamo varietà anche particolari, ad esempio quella profumata di zucchero filato, particolarmente apprezzate: i nostri clienti ce la richiedono anche ben oltre il termine della fase commerciale”.

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